Nei giorni scorsi è stato assegnato alle Commissioni riunite Finanze e Affari Sociali della Camera il disegno di legge, presentato dalla deputata del Partito Democratico Colomba Mongiello, dal titolo "Disposizioni in materia di gioco d’azzardo, per la trasparenza e il controllo del mercato dei giochi nonché la prevenzione e il contrasto della ludopatia". Si tratta di un provvedimento diverso dagli altri perché oltre al solito riferimento al gioco patologico, si sottolinea la necessità di intensificare i controlli nel settore, non solo sul piano interno, relativo alle concessioni, ma anche sugli altri passaggi dell'indotto, e cioé sulla gestione concreta e fattiva dei punti vendita. Una notizia che fa ben sperare riguardo ad un clamoroso caso emerso nei dintorni della Capitale. Un blitz della Guardia di Finanza ha sgominato un monopolio violento nella gestione di slot machine e delle scommesse. La parte romana delle indagini - condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli - ha consentito di scoprire come nella borgata di Acilia addirittura vi fossero infiltrazioni da parte del clan dei Casalesi che era riuscito a garantirsi la gestione monopolistica e violenta del dell'installazione, distribuzione e noleggio delle slot e delle scommesse sul territorio. Dalle indagini è emerso che il gruppo romano, per mantenere ed estendere il suo potere criminale ed economico, si è avvalso di un braccio armato e violento, composto da un nutrito e pericoloso gruppo di albanesi, definiti "i pugilatori", tra i quali spiccava un ex campione italiano ed europeo dei pesi medio-massimi. Mario Iovine - la persona collegata al sodalizio dei Casalesi, già condannata per analoghi reati - nel 2003 si è trasferito nella borgata romana di Acilia dove, secondo l'ipotesi accusatoria, aveva creato, investendo proventi di attività criminose, anche grazie a persone residenti ad Acilia, una società attraverso la quale, con modalità violente, realizzava, in effetti, un monopolio nella distribuzione delle slot machine nei punti vendita. Dopo l'arresto di Mario Iovine detto «Rififì», avvenuto nel maggio 2008, i soci romani si erano distaccati dall'organizzatore dei Casalesi iniziando a operare attraverso un loro gruppo associativo autonomo, creato a perfetta imitazione del gruppo criminale casertano e ricalcante le medesime modalità operative. Parallelamente le persone collegate a Iovine - ancora attivo nel dare indicazioni dal carcere ai suoi familiari - avevano mantenuto la gestione effettiva delle precedenti attività, anche quelle oggetto di sequestro e confisca, continuando a operare nella distribuzione delle slot, curando però di rispettare i confini di Acilia, vista l'interruzione delle relazioni societarie tra casalesi e romani.