A Roma, questa mattina, nel corso della presentazione del progetto "Gioco Sostenibile", è intervenuto il professor Conte, Dirigente medico che si occupa del dipartimento di Consultazione Psichiatrica del Policlinico Agostino Gemelli di Roma.
Nel suo intervento il professore ha parlato del gioco come un "vizio" che tuttavia svolge una funzione sociale in particolare nei momenti di crisi perché mira a scaricare la colpa sociale della crisi su fattori esterni ed estranei ad essa.
Un assunto molto importante dell'intervento del docente dell'Università Cattolica del Sacro Cuore riguarda il profilo del giocatore ludopatico: «La ludopatia è la dipendenza dal gioco, ma chi sviluppa un simile comportamento è nella maggioranza dei casi un soggetto a rischio in se, avendo disturbi psichiatrici o psicologici, precedenti e indipendenti, dalla gioco patologico.
E' stato anche spiegato che ad essere più inclini allo sviluppo di una dipendenza in questo senso sono i giovani fino a 21 anni e gli anziani over 65: «Nel corso dell'adolescenza si mira al rafforzamento e all'affermazione del se, l'adolescenza è un periodo di crisi, e il gioco riesce bene a colmare esigenze profonde. Così dopo la pensione, l'anziano cerca di riaffermarsi e di non pensare a malesseri reconditi giocando».
Insomma, il gioco, pur avendo una funzione sociale, insita nell'essere umano visto che da bambini ci relazioniamo e impariamo giocando, ha assunto un risvolto problematico e patologico col tempo, soprattutto quando al rischio si associa l'esigenza di vincere del denaro, un bisogno amplificato dalla crisi economica che stiamo vivendo.